L’impollinazione rappresenta uno dei servizi ecosistemici più importanti e più influenti sulla vita dell’uomo.

Questa viene svolta da diversi fattori biotici e abiotici, ma il ruolo più importante lo hanno gli insetti che visitando i fiori per le ricompense trofiche, trasportano il polline favorendo la fecondazione delle piante. In Europa gli impollinatori sono principalmente insetti tra cui api, sirfidi, lepidotteri, coleotteri e vespe, oltre a questi svolgono un ruolo minore anche uccelli, piccoli roditori e rettili.

L’84% delle specie di piante coltivate in Europa e la loro produzione di semi dipende dagli insetti impollinatori, così come il 78% dei fiori spontanei, garantendo quindi il mantenimento della biodiversità. Tuttavia negli ultimi decenni si è riscontrato un forte declino degli impollinatori dovuto principalmente a cause antropiche, tra cui il cambiamento di uso del suolo che causa una progressiva perdita di habitat, inquinamento ambientale e cambiamento climatico, utilizzo di pesticidi e il diffondersi sempre più di specie esotiche invasive che entrano in competizione per le risorse con le specie autoctone. Ne deriva infatti che un terzo delle specie di api e farfalle sono in declino, il 10% in pericolo di estinzione e tra le api il 20% delle specie a rischio è endemica.

Il tema ha riscontrato estrema attenzione da parte dell’opinione pubblica e dalla Commissione Europea che all’interno della strategia per la conservazione della Biodiversità attesa entro il 2030, ha previsto l’organizzazione di monitoraggi a livello europeo per tutti gli impollinatori al fine di valutarne lo stato di conservazione e stabilire misure per la loro tutela e ripristino degli habitat.

In questo contesto anche le città svolgono un ruolo fondamentale. La forte urbanizzazione e la cementificazione hanno ridotto la disponibilità di habitat per gli impollinatori, tuttavia all’interno della matrice urbana si possono trovare elementi del paesaggio che svolgono ancora una funzione importante nel sostentamento delle comunità, fungendo quindi da rifugio. Tra questi troviamo aree verdi, come ad esempio i parchi urbani, di dimensioni differenti e composizione ecologica varia, come ad esempio la presenza al loro interno di prati aperti affiancati da zone boscate. Per il mantenimento delle comunità è importante garantire sia risorse trofiche date da fiori spontanei e piante ornamentali, sia siti di nidificazione come porzioni di terreno nudo o la disponibilità di legno con diversi gradi di maturazione per la nidificazione in cavità. Diversi studi hanno dimostrato che le città offrono anche rifugi alternativi per la nidificazione come piccole crepe nei muri e tra le mattonelle dei marciapiedi, aree abbandonate all’interno della matrice urbana, e elementi gestiti come i tetti verdi. È importante quindi studiare le interazioni esistenti tra gli impollinatori e l’ambiente urbano, per poi agire attraverso attività mirate col fine di incrementare la biodiversità urbana.

All’interno di Spoke 5 si svolgono ricerche in campo e in laboratorio mirate allo studio delle comunità di impollinatori in ambiente urbano e le loro interazioni con il territorio. Sono monitorate le sei principali città italiane: Torino, Milano, Firenze, Roma, Napoli e Campobasso, in cui la selezione dei siti si è basata sulla diversa dimensione delle aree verdi e la loro differente frammentazione rispetto alla matrice urbana circostante. Si tratta del primo campionamento della biodiversità urbana a livello italiano, e permetterà di far luce e ampliare le conoscenze sulla complessa relazione tra le aree verdi e i servizi ecosistemici mediati dagli impollinatori, per un ambiente urbano più sostenibile e sano.