L’Italia è il “supermercato” più ricco del mondo, ma con scaffali a rischio
Il nostro territorio è un campione di biodiversità: l’obiettivo è tutelare efficacemente almeno il 30% delle superfici terresti e marine
Se togliessimo dagli scaffali dei supermercati tutti i prodotti connessi agli insetti impollinatori li vedremmo almeno per metà vuoti. I negozi alimentari sono infatti una “casa della natura” e più perdiamo biodiversità, più li vediamo ridursi.
A offrire questa prospettiva, utile per dare concretezza a un tema che spesso sembra soprattutto teorico, sono stati Andrea Gangheri di Quantis e Telmo Pievani, professore di Filosofia delle Scienze Biologiche all’Università di Padova, nel corso di Linkontro Nielsen 2024.
In quanto a biodiversità, l’Italia è per l’appunto il “supermercato” più ricco del mondo, ovvero il Paese con maggior abbondanza di habitat e di specie. Dalla primula di Palinuro al rospo smeraldino sardo: oltre il 50% di quelle vegetali e il 30% di quelle animali reputate di Interesse Conservazionistico sono endemismi italiani, ovvero si trovano solo all’interno dei nostri confini. Sono solo alcuni dei dati emblematici riportati nel 1° rapporto annuale sulla biodiversità in Italia del National Biodiversity Future Center, pubblicato nel 2024.
Come sempre, però, chi più ha non solo ha più da perdere, ma è anche maggiormente responsabile di proteggere il proprio immenso patrimonio. La superficie nazionale con ecosistemi a rischio (in prevalenza vulnerabili) è il 19,6%, che corrisponde a quasi la metà dell’intera superficie coperta dagli ecosistemi naturali e seminaturali (46,3%). Nel complesso, poi, il 68% degli ecosistemi italiani non è in buono stato e il 30% di specie è a rischio estinzione.
Perché? Tra i fattori responsabili ci sono le attività agricole intensive, il consumo di suolo (parliamo di 21.500 chilometri quadrati cementificati), gli incendi boschivi e le invasioni biologiche da parte di specie che non sono originarie della nostra zona, cosiddette “aliene”. Quelle esotiche invasive, negli ultimi 30 anni, sono aumentate ben del 96%. Ricordate, per citare un caso tra i più evidenti, quando sul nostro territorio non c’erano ancora le zanzare tigre?
In risposta a queste problematiche, ad oggi, ci sono le Aree Protette italiane, che insieme alla rete Natura 2000 (fonte MiTE 2021) coprono un’estensione di quasi 10.500.000 ettari, ovvero il 17% della superficie terrestre nazionale e l’11% di quella marina. L’obiettivo che ci siamo dati come Paese, però, è raggiungere un livello di protezione e gestione efficace del 30% delle superfici, in linea con gli indirizzi europei e con il supporto tecnico-scientifico di NBFC.
Una sfida imponente, ma che vanta già alcuni casi di successo capaci di fare da incoraggiante guida per il futuro. È questo il caso dell’Area marina protetta di Portofino, dove grazie a regole chiare sull’accesso, limiti alla pesca e monitoraggi costanti il corallo rosso è tornato ad abitare i fondali. Una dimostrazione pratica di come questi progetti non siano solo parole su carta, ma una vera e propria cura benefica per il nostro pianeta.